Quandomai: Come tutto è (s)partito N°21

29/12/2025 - come tutto è (s)partito
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Quandomai!

Quandomai!: come tutto è (s)partito

Eccomi di nuovo qui, in terra italiana, con un nuovo episodio di Come tutto è (s)partito! C’eravamo lasciati l’ultima volta con i Die Bogs e con il loro modo di essere una band pur vivendo sparsi per il mondo.

Oggi riprendiamo da un altro link tecnologico perché questa volta la band in questione ci è stata suggerita da una lettrice tramite mail. In un mondo di Whatsapp e DM, mi sono svegliata una mattina e Chry mi aveva inoltrato una mail arrivata alla casella della radio da parte di una fan di questo gruppo.

Questa cosa che siano i lettori a suggerire musicisti (di solito in DM) mi piace così tanto che nemmeno ve lo so spiegare. Questa rubrica è (s)partita per raccontare i musicisti e la loro passione e il fatto che diventi una rubrica “collettiva” per me vuol dire che sta riuscendo nel suo intento.

Ma, basta divagare, e andiamo a scoprire i protagonisti di oggi: loro sono i quandomai!

Table of Contents

Gabriele Poli

Partiamo subito in quinta con Gabriele Poli frontman, cantante e membro fondatore dei Quandomai! Gabriele fa parte dei musicisti adulti, di quelli che sono riusciti a tenersi la musica e conciliarla con il resto. Il nostro frontman ha 49 anni, vive a Mori e ha cominciato a fare musica meno di 10 anni fa.

Eh gia! Non tutti i musicisti si mettono a suonare a 6 anni, c’è anche chi alla musica ci arriva dopo mille svolte, o nel nostro caso, a 42 anni, dopo una convivenza crollata: «Il mio è un percorso abbastanza sui generis – ammette Gabriele –ho sempre ascoltato tanta musica, ma per quanto riguarda la musica suonata non ho mai fatto più di tanto a parte le schitarrate da adolescenti ai campeggi. Poi l’ho accantonata per quasi vent’anni e, al termine di una convivenza, il giorno dopo aver fatto gli scatoloni e portato via tutto, ho preso in mano la chitarra. È la prima cosa che ho fatto. Nei primi due anni da single ho scritto una quindicina di canzoni, cosa che non avevo mai fatto prima. Sono uscite tutte insieme, di botto, e ora continuano a fluire anche se a ritmo più lento».

Un amore finito è stato per Gabriele come il tappo dello champagne che una volta saltato fa uscire tutto di getto. Prima di allora, il nostro frontman, conosceva solo la musica degli altri: «Io ascolto musica da sempre – spiega Gabriele – in particolare ho mangiato a piene mani dai cantautori italiani, partendo da quelli storici come De Gregori, De Andrè, Guccini, Fortis, Jannacci e Paolo Benvegnù, a cui sono molto legato. Negli anni i miei gusti si sono ampliati passando per Gazzè, Silvestri, Brunori Sas. Tra i cantautori più giovani mi piace molto Lucio corsi, ma anche tutto il cantautorato femminile come Levante, Giulia Mei e Margherita Vicario».

Quando Gabriele scopre la musica suonata, comincia a provare cover di Gazzelle, di Coez e di Calcutta e riscopre il cantautorato che «non è morto né sta morendo, questi artisti anzi mi sembrano una prosecuzione, un’evoluzione, della scuola romana. La musica trascende tutti i confini d’età di epoche e di generazioni e il cantautorato si sta evolvendo. Ci sono ancora ottimi artisti che fanno musica e scrivono testi».

Nonostante questo suo amore per la musica ascoltata, a Gabriele piace anche il silenzio: «Io passo anche tantissimo tempo in silenzio. In casa per la maggior parte del tempo sto in silenzio, però nella vita ho visto delle scene incredibili legate alla musica. Una mia amica, dopo un brutto incidente è rimasta in coma e suo nipote le faceva sentire le canzoni del suo cantautore preferito. L’infermiera lo fermava perché, dal battito cardiaco, risultava che questa mia amica, al sentire la musica, si stava emozionando troppo. A me invece è successo di fare un piccolo concerto in RSA, una cosa che faccio ogni tanto, e c’era questa signora che non sapeva nemmeno dove fosse e continuava a urlare «Signore Dio, salvami» e cose simili. Ho finito il concerto con una canzone: «La scola l’è bela» e questa signora, alla fine, ha detto: «Signore Dio, la scola l’è bela».

«Per me la musica può raggiungere anche le persone che non hanno contatti con l’esterno, ha modi suoi per arrivare. Più volte ho avuto questa esperienza della potenza della musica oltre al fatto che per me è stata taumaturgica»
Gabriele Poli
Gabriele Poli
Voce

Emilio Manfrini

Il secondo membro dei Quandomai! in ordine cronologico è Emilio Manfrini, 47 anni, di Volano e la sua storia con la musica comincia in stile Romeo e Giulietta: «Da piccolo non volevo far vedere ai miei familiari che mi piaceva la musica e quindi la ascoltavo di nascosto, mettendo le cassette di mia sorella a volume bassissimo. Verso i 15-16 anni mi sono liberato di questa paranoia e ho comprato la prima cassetta di Will Smith perché ero vicino a quel tipo di ambiente hip hop».

Da amanti segreti a passione scoperta, la storia di Emilio è un caleidoscopio di generi musicali: «Da Will Smith sono passato al grunge anche se, un po’ in controtendenza, odiavo i Nirvana. Adoravo, invece i Pearl jam e i Sound Garden. Crescendo i gusti musicali sono cambiati ancora e si sono ampliati e dal grunge sono passato a Jeff Buckley e poi, verso i 30 anni alla musica Indie. Adesso sono passato alla musica classica e ogni tanto ripercorro a ritroso i miei generi recuperando qualche canzone che ascoltavo tempo fa».

Accanto a questa voracità musicale, Emilio scopre il basso: «I primi anni di superiori ho preso in mano il mio primo basso acustico, uno che aveva assemblato mio cugino per fare esercizio e che in sostanza era una chitarra acustica con montate sopra quattro corde di basso. Ho cominciato a strimpellare questo strumento improvvisato e ho scoperto dalle riviste che il basso non si suona con il pollice ma con le altre dita. Ho corretto la postura e dopo anni ho scoperto di aver suonato con le corde al contrario perché io sono mancino e il basso di mio cugino era costruito per destri».

Emilio continua il suo apprendimento da autodidatta accompagnando le canzoni tra le pareti di casa finchè il famoso cugino non lo invita a partecipare al suo gruppo: «In quegli anni mio cugino aveva un gruppo che faceva musica new wave, tipo Joy Division. Ho suonato un po’ con lui e li aiutavo soprattutto mettendo la parte di drum elettronica. Loro però avevano una decina d’anni più di me, quindi non era proprio il mio ambiente».

E anche se l’esperienza con il gruppo finisce, il cugino decide di sponsorizzare la carriera di Emilio e gli procura un basso: «Era un basso da destro a cui ho girato le corte. All’epoca trovare strumenti da mancini era difficilissimo. Da allora ho passato un lungo periodo di stallo e a metà anni duemila sono finito a suonare con un mio amico e con il suo gruppo di cover che faceva cose dei Franz Ferdinand o degli Artic Monkeys. Finita questa avventura ho suonato ancora con mio cugino e poi, nel 2019 ho incontrato Gabriele».

Insomma Emilio ha 9 vite musicali come i gatti e da qualche tempo ne sta spendendo una con i Quandomai!

«Io faccio fatica a stare a casa senza musica perché mi piacciono le vibrazioni che dà. In gruppo poi mi piace quando trovi quel loop, quando entri nella musica e ne sei completamente assorbito. Per esempio, con mio cugino si trovava un reef e si continuava a starci dentro lasciandosi trascinare dalla musica. È un po’ come una dose, una sensazione di piacere, di essere completamente immerso. Mi succede lo stesso anche con la fotografia, mi fa sentire pienamente realizzato».
Emilio Manfrini
Emilio Manfrini
Basso

Andrea Marchiori

E ora che abbiamo il basso, ci serve una batteria! La batteria in questione è Andrea Marchiori, 56 anni di Rovereto.

La sua passione per la musica è ereditata dalla mamma: «Mia mamma è casalinga e ha sempre fatto tutto con la musica accesa. Fin da piccolo la musica è sempre stata presente in casa mia e per me è stato un modo per creare anche sintonia con la mamma: mettevo su le canzoni che pensavo potessero piacerle. Lei ascolta qualsiasi tipo di musica, tranne jazz. A questa cosa per cui cerca la melodia e io penso di averla ereditata: mi piace che la musica abbia una struttura melodica, che arrivi. Poi mi piace anche il gusto più strano e ricercato, però ricerco un’emozione, una linea melodica».

Il passaggio dal selezionare la stazione radio a suonare la sua musica, per Andrea avviene alle elementari: «Mi hanno regalato una tastiera e la prima canzone che ci ho suonato su è Dolce Remì – racconta – su quella prima tastiera ho cominciato a suonare e a capire le note. I miei hanno visto che mi piacevae alle superiori ho preso lezioni di solfeggio e teoria. Sono stato il primo allievo di una amica. L’intento era farmi prendere il diploma di solfeggio e ci sono riuscito».

«Quando studi musica, e quindi anche quando fai solfeggio, entri in una sorta di mantra, all’inizio si incespica e si fa fatica, però insistendo diventa automatico, la musica ti entra dentro e non te lo scordi più»
Andrea Marchiori
Andrea Marchiori
Batteria

Il passaggio alla batteria è successivo, a ormai 35 anni, dopo qualche anno di pianoforte e una pausa dalla musica per fare la Naia.

«A Rovereto ha aperto il CDM e a me ha sempre attirato il ritmo delle canzoni e capirlo e quindi capire come funzionava lo strumento batteria. – riferisce Andrea – Mi sono iscritto al CDM e me lo ricordo ancora come fosse adesso: c’era l’ultimo posto disponibile. Il mio maestro è stato Stefano Pisetta e la sua ultima lezione era alle 21 di sera. Per me era un bello impegno, perché tra lavoro, rientro a casa e tutto il resto era parecchio impegnativo. Però mi ci sono appassionato subito! Alla prima lezione Stefano mi ha chiesto che musica ascoltassi e quale fosse il mio gruppo preferito. Gli ho detto che erano i Toto e lui mi ha risposto che erano anche il suo di gruppo preferito».

Da questa prima affinità comincia il percorso di Andrea con il più ingombrante e rumoroso degli strumenti: «La prima lezione me la ricordo ancora: sono stato un quarto d’ora con ‘ste bacchette in mano. Ogni volta che finivo la lezione non vedevo l’ora di tornare alla lezione successiva per imparare qualcosa di nuovo, e anche se la lezione era tardi,  non mi ha mai dato noia. Il primo anno mi sono esercitato a casa senza nemmeno avere una batteria, poi ne ho avuta una a Cisterna, in una casetta dei miei a mezz’ora di macchina da dove vivevo ma questo non mi ha mai scoraggiato o dato fastidio».

E come ormai saprete a memoria, dal suonare in cameretta al trovarsi la band, il passo è breve e Andrea fa la sua prima esperienza in un gruppo musicale anche se ancora non sono i Quandomai!

«Per me, la musica è felicità, tranquillità, a volte anche struggimento, soprattutto quando cerco le linee malinconiche nelle melodie. La musica è emozione, ma è anche qualcosa che mi rilassa. Come musicista, invece, non mi ritengo un virtuoso della batteria, ma solo uno che ha sempre cercato di capire lo strumento»
Andrea Marchiori
Andrea Marchiori
Batteria

Maurizio Piccoli

Ultimo, ma non per importanza abbiamo Maurizio Piccoli, tastierista del gruppo, nato a Rovereto nel ’72. «Non c’è una data o un particolare momento in cui mi sono appassionato alla musica. – racconta – Ho iniziato a studiare musica all’età di 8 anni presso la scuola musicale Montealbano di Mori. Spinto soprattutto dalla grande passione di papà, iniziai a studiare fisarmonica con il maestro Marco Zanfei».

All’inizio la musica era un passatempo, un tentativo di passione: «Ricordo senza sapere bene cosa mi aspettasse: a 8 anni non pensi alla carriera o a chissà cosa. Poi però la passione crebbe giorno dopo giorno, esercizio dopo esercizio, brano dopo brano. Dopo un paio d’anni circa, il maestro Zanfei disse a mio padre che avevo del talento e mi consigliò di andare a studiare con il maestro Armando Anselmi, grande fisarmonicista dell’epoca, e così fu».

Lo studio si intensifica sempre di più e il talento viene affilato dalla disciplina: «Dedicavo quasi due ore al giorno alla fisarmonica (sabati e domeniche comprese) – prosegue Maurizio – Lo studio era esclusivamente finalizzato alla musica classica per fisarmonica, non si studiavano le canzoni popolari o da liscio. Era una scuola molto tecnica ed impegnativa. Ben presto arrivarono anche le soddisfazioni. Con il supporto della famiglia e con grandi sforzi di mio padre, partecipai a diversi concorsi per fisarmonica in giro per l’Italia ottenendo sempre piazzamenti di rilievo».

E se la musica suonata si è radicata fortemente nella vita di Maurizio, la musica ascoltata ha avuto una storia parallela: «Non ero un grande ascoltatore di musica: in casa mia non c’era l’abitudine di tenere la radio accesa. Ero però affascinato dal suono e dalla maestosità dell’organo quando settimanalmente si andava aMessa. Questo suono e queste armonie si radicarono nella mia anima a tal punto che all’età di 13 anni iniziai a studiare pianoforte per affrontare l’esami di ammissione al conservatorio e iniziai così a studiare organo. Fu un’adolescenza assai difficile e impegnativa dal punto di vista del carico di lavoro e degli impegni perché frequentare l’istituto tecnico per geometri e in parallelo il conservatorio non è stata una passeggiata ed i sacrifici sono stati davvero molti».

La musica classica diventa un importante centro di gravità per la vita di Maurizio che vive e respira di musica: «Suonavo e ascoltavo solo musica classica e avevo quasi una repulsione verso gli altri generi musicali. Verso i 16, 17 anni però, grazie anche al mio grandissimo amico Luca, cominciai ad ascoltare altri generi, soprattutto musica rock straniera (Pink Floyd, Dire Straits, Guns & Roses, Led Zeppelin ecc. ecc.) e pian piano mi appassionai anche a questa musica e assieme ad alcuni amici fondammo una piccola band rockettara, esperienza durata qualche anno».

A 19 anni Maurizio inizia l’università e lo studio musicale viene messo in pausa per qualche anno. Dopo la laurea, Maurizio partecipa al servizio civile: «In questo periodo conobbi Paride, un tenore roveretano, e con lui abbiamo dato vita a un duo di musica cover soprattutto italiana ed abbiamo animato feste, cerimonie e messe per qualche anno. Poi nel 2021, corteggiato da Gabriele, approdo nei Quandomai! e questa è la storia che sto vivendo tutt’ora con passione e gran divertimento».

In questa storia la musica e la vita sono intrecciate tra loro come quegli alberi che crescono sostenendosi a vicenda: «Posso dire che dall’età di 8 anni ad oggi non ho mai smesso di fare musica, tra organo che ho sempre suonato e tutt’ora suono in chiesa accompagnando il coro, fisarmonica che non ho mai abbandonato e varie band e gruppi musicali con cui ho collaborato e collaboro. Una vita, musicalmente parlando, piuttosto piena e ricca di esperienze ed emozioni. Non posso nascondere che è anche faticoso, ma estremamente soddisfacente».

«Ci sono dei giorni in cui una vocina ti dice "ma chi te lo fa fare?" e vorresti fermarti, ma poi, quando ti metti alla tastiera e le dita cominciano a scivolare sui tasti tutta la fatica svanisce, tutta la pressione se ne va e nella tua testa non esiste altro. Non è solo evasione dalla realtà, è arricchire il proprio animo con delle emozioni che solo le melodie e le armonie suonate, o anche ascoltate, sono in grado di generare. Basta saperle ascoltare»
Maurizio Piccoli
Maurizio Piccoli
Tastiere

Quandomai!: come tutto è (s)partito

A questo punto avete tutte le informazioni necessarie sul gruppo e bisogna capire come sono diventati una band.

A raccontarlo è Gabriele che ha suonato le prime note di questa storia: «Nel 2018 ho cominciato a scrivere canzoni e l’anno dopo mi sono trovato ad averne una serie registrate sul telefono in acustico. Mi sono chiesto cosa dovessi farmene di quello che avevo prodotto: lo avrei dovuto tenere per me? Avrei dovuto fare un concertino per pochi intimi? Una mia cara amica mi ha spronato a fare un concerto e io mi sono reso conto che se non l’avessi fatto me ne sarei pentito».

Arriva il 30 agosto 2019 e Gabriele con la sua chitarra organizza un concerto per pochi intimi, tra cui Emilio: «non ci conoscevamo così bene – ammette Gabriele- c’eravamo conosciuti qualche anno prima, a un pranzo bengalese e c’eravamo stati subito simpatici. Mi è venuto in mente e l’ho invitato».

Emilio e la sua fame di musica partecipano volentieri all’evento e, quando è tornato il silenzio, si avvicina a Gabriele con una proposta: «Ti interesserebbe una line adi basso?»

«Cazzo, volentieri!» fa Gabriele che nel 2019 nemmeno sa bene cosa sia la “linea di basso”.

Lo imparerà qualche tempo dopo, nel 2021 (di mezzo c’è stato il covid) nella cucina di Emilio dove cominciano a suonare insieme.

«Per me era la prima volta che suonavo con qualcuno – rivela Gabriele – e ho dovuto imparare ad andare a tempo. Emilio è stato molto diplomatico in questo e mi diceva cose come: «Allora, Gabriele, dovresti provare un po’ ad ascoltarmi». È stato delicatissimo».

Il tempo passa e per un periodo un amico d’infanzia, Denis, rientra in Italia da Vienna, sua attuale città di residenza. «Denis è un bravissimo batterista e l’ho praticamente costretto a suonare con noi – aggiunge Gabriele – Con l’aggiunta della batteria il gruppo stava prendendo forma e nel frattempo io stavo già corteggiando Maurizio, che sapevo essere molto bravo con la tastiera»

«Ho cercato persone affini con cui suonare perché dovevo consegnare loro i miei testi e avevo bisogno di qualcuno che capisse quello che volevo raccontare»
Gabriele Poli
Gabriele Poli
Voce

Con Maurizio il corteggiamento è stato lungo come nelle migliori commedie romantiche finchè a forza di dai e dai, il tastierista super impegnato ha messo piede in sala prove: «È stato lì poco tempo perché lui è sempre presissimo: ha 4 figli, gioca a biliardo, fa seimila cose. Ci ha sentiti suonare e quando è andato via sembrava fatto di coca. Non l’ho mai visto così, perché di solito lui è un tranquillone, quella sera invece ha quasi fatto le scale in ginocchio e così lo abbiamo conquistato».

Chitarra, basso, batteria e tastiera, gli strumenti base della band li avete tutti e anche la prima data dei Quandomai! che ancora un nome non ce l’hanno. Denis suona con loro in concerto quell’unica volta e poi deve tornare a Vienna. Gabriele questo lo sa e provvidenzialmente invita a quel concerto Andrea: «Andrea l’ho conosciuto qualche anno prima e mi ricordavo di lui. Oltretutto avevo il suo numero e non so nemmeno il perché. Ricordo che eravamo in un bar e lui mi disse che suonava in una band. «Figo – ho detto io – e chi è il batterista?». Andrea mi ha guardato: «Io». Questa gag mi è rimasta impressa insieme alla sua sensibilità quindi quando Denis era in procinto di partire, mi è tornato in mente Andrea».

Dopo quel primo concerto, lo sgabello della batteria viene ceduto e Andrea entra ufficialmente nella band a cui non resta che darsi un nome.

«Trovare il nome è stato un processo sofferente, perché avevamo una data, ma non avevamo un nome. Ne volevamo uno in italiano perché la nostra musica è in italiano. Abbiamo fatto mille prove, tentato mille strade e poi una nostra amica è entrata in sala con una maglietta con su scritto “Quando mai”. L’ho guardata e quello era il nostro nome! Una parte dei nostri testi è a carattere ironico e quella frase ci descrive bene»
Quandomai!
Quandomai!
Band

La poesia del quotidiano

E ora che vi ho raccontato tutto vi lascio con un ultimo spunto per rispondere anche a questa domanda: che tipo di musica fanno i Quandomai?

«Tutti noi abbiamo background e gusti musicali diversi – mi spiega Emilio – e attingiamo dalle nostre esperienze creando un mix particolare. La conseguenza di questo sono pezzi molto diversi, per esempio l’ultimo che abbiamo assemblato ha qualcosa di caraibico che non centra nulla con tutti gli altri»

«A me piace molto proporre musica molto eterogenea. Quindi ci sta la ballata, la canzone impegnata e la cosa che va verso il rock. I Quandomai! sono un po’ una specie di nuvola, non andiamo verso gli estremi del genere. Non è un pezzo di musica classica o new wave, non è niente di puro, è un’insalata mista»
Emilio Manfrini
Emilio Manfrini
Basso

E se volete assaggiare un po’ di questo piatto particolare vi lascio qui il primo videoclip del gruppo, uscito il 24 dicembre.

Attualmente, i Quandomai! non hanno pubblicato musica ma se avete pazienza nei primi mesi del 2026 dovrebbe uscire Lei canta le mie canzoni, primo singolo di questa formazione.

«Nelle nostre canzoni cerchiamo di raccontare la realtà in semplicità, per come appare – chiarisce Gabriele – Ci concentriamo sulla poesia del quotidiano, sulle piccole cose come scaldare la cena, rifare il letto e via dicendo. Raccontiamo storie di vita quotidiana, amori sbagliati, momenti piccoli, niente di idilliaco, niente pillole indorate. Cose che accadono a tanti»

«Le cose semplici hanno una dignità immensa e spesso non vengono raccontate perché si cerca di creare atmosfera. Noi non vogliamo creare atmosfera, vogliamo fare in modo che la persona che ascolta si riveda in quella canzone, veda in quei racconti in quei quadri musicali, qualcosa che ha vissuto in modo nudo e puro. Ogni persona del pubblico ha il diritto di riappropriarsi delle nostre canzoni, di risentirsele e di farle risuonare dentro. I Quandomai! sono quattro persone ordinarie che rimangono ordinarie anche sul palco. Non c’è il trucco, né ostentazione né l’essere personaggi, noi siamo semplicemente così. Ci sono musicisti che creano performance, noi no. Noi cerchiamo lo straordinario nel quotidiano e lo raccontiamo in musica. Cerchiamo di essere autentici e genuini».
Quandomai!
Quandomai!
Band

E prima di salutarvi dopo un articolo lunghissimo (perdonatemi), vi lascio l’opinione di Andrea nella speranza di farvi venir voglia di ascoltare questa musica: «Non amo il cantautorato perché a me arriva la musica molto più delle parole. Però quando ho sentito la musica di Gabriele mi sono arrivati i testi. Ho cominciato a suonare con loro in punta di piedi e mi sono trovato come avvolto da un maglione comodo. In sintonia con quello che stava cantando».

E un maglione comodo è proprio quello di cui abbiamo bisogno tutti in inverno, quindi come sempre vi lascio un po’ di contatti: il canale YouTube, la pagina Facebook e il canale Whatsapp.

Ci sentiamo al prossimo episodio

A presto

Daph

Carta di identità: Quandomai!

Carta d’identità: quandomai

Nome: Quandomai

Musicisti: Gabriele Poli (chitarra e voce), Emilio Manfrini (basso), Andrea Marchiori (batteria), Maurizio Piccoli (tastiere)

Attivo dal: 2021

Prima canzone uscita: Lei canta le mie canzoni

Perché la gente dovrebbe ascoltarvi: Per riscoprire la poesia del quotidiano e perché cerchiamo di essere autentici e genuini: musicisti senza Photoshop.

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