Festival dell'Informazione Indipendente 2025

Sabato 17. Una settimana prima del festival.

Nuovo messaggio. Christian Ioppi: «24-25 maggio dalle 14 alle 18 sei libera e hai tempo?»

«Per cosa?»

«Festival Informazione Indipendente, dobbiamo intervistare delle persone. Io faccio regia e a Franz serve una spalla affidabile capace di parlare»

«Va bene»

 

Mercoledì 21. Tre giorni prima del festival.

Nuovo messaggio. Redazione Vita Trentina: «Sta settimana mi faresti qualcosa su festival informazione indipendente di Arco? Magari sentendo l’organizzazione?»

«Te lo faccio avere»

Sabato 24. Due ore prima del festival.

Nuovo messaggio. Redazione l’Adige: «Buongiorno, tu oggi sei in zona? Avrei una cosa per te alle 15 ad Arco»

«Sarò al Festival dell’Informazione Indipendente»

«Ah brava! Ti volevo proprio lì»

Questi messaggi mi sembravano un riassunto piuttosto efficace di come mi sono trovata, sabato 24 maggio, al festival dell’Informazione Indipendente con diversi mandati e diversi incarichi tutti insieme. Carica dei miei mille lavori sono arrivata ad Arco in ritardo (colpa di Francesco). Io e Francesco abbiamo lasciato la macchina a Caneve incrociando Matri e consorte che viaggiavano nella nostra stessa direzione.

La prima cosa che ho visto arrivando in piazza ad Arco sono state le rampe per lo skate, poi i banchetti di cibo, dolcetti, gioielli, vestiti e via dicendo. Al centro, davanti a una platea di sedie di plastica e dietro la chiesa, un palco di tutto rispetto popolato di sedie azzurre. Accanto al palco ho subito individuato Chry, Franz, Rod e lo striscione di Radio Retebusa. Li ho raggiunti giusto in tempo per vederli in azione nell’ultima intervista dei talk, quella a Francesca Corradini del Vivaietto. Franz e Rod hanno condotto l’intervista (che trovate nel podcast). Da giornalista sono abituata a intervistare le persone, ma, osservandoli al lavoro, mi ha colpita tanto il modo di parlare, di gestire i tempi di silenzio, di riempire le pause chiudendo e aprendo le varie interviste. Sono abituati a stare in diretta e questo fa una gran bella differenza.

Il resto del pomeriggio è stato un interessante mix di ascolto e chiacchiere: abbiamo prestato attenzione alle conferenze confrontandoci sulle domande da fare, abbiamo fatto altre brevi interviste con Chry dietro al mixer (unica creatura mitologica ad indossare la felpa in un pomeriggio decisamente primaverile). Che altro? Ah già, Chry mi ha regalato un nuovissimo cappellino di Radio Retebusa che io ho scelto verde fluo per fare poco nell’occhio. Ho vinto una mistery box, pagamento per il lavoro che faccio animando il sito, che a fine serata è stata smembrata per diventare la scaletta per il concerto di un festival a 1000 metri d’altezza dall’altra parte del Trentino (questa è un’altra storia).

Abbiamo assistito alle proteste in diretta di un signore offeso perché «Arco non è Milano», mentre il giornalista sul palco  cercava di raccontare i modelli di città insostenibili. Abbiamo mangiato il gelato e ho scoperto l’esistenza di una birra al lampone. Abbiamo parlato di Rose Villain che sta diventando un argomento ricorrente, di abiti da sposa, bitcoin e un sacco di altra roba. Soprattutto ho avuto l’occasione di passare un po’ di tempo con una realtà, quella di Radio Retebusa, che mi convince sempre di più man mano che la conosco (e la racconto sperando di convincere anche voi). La Radio è un mondo: sono tanti piccoli momenti, chiacchiere leggere senza essere vuote, professionisti che si mettono in gioco e un impegno costante che poi è lo stesso che ha mosso Mattia de La Busa Consapevole, associazione organizzatrice del Festival dell’Informazione Indipendente. A proposito: ho finalmente visto di persona anche lui (fin qui ci avevo parlato solo per telefono).

Quando sono arrivate le 18:00 mi è sembrato decisamente troppo presto. Avevo promesso a Francesco che saremmo andati al Montagne rock (il festival dall’altra parte del Trentino) e ci siamo dovuti congedare. In sostanza mi sono persa la parte di concerto e il dj set di Chry che pare sia stato un successo silenzioso (merito delle cuffie in stile silent party) a suon di “Le mucche fanno muu”.

Giusto per concludere in bellezza, vi lascio il solito audio di Chry di resoconto dei restanti giorni di festival:

«Domenica io ed Irene siamo andati a pranzo allo stand di Octopus dove abbiamo mangiato un banino buonazzo: il pulled chicken! Super consigliato. Franz ci ha raggiunti con le sedie e l’attrezzatura e quando è arrivato abbiamo montato tutto e ci siamo preparati per il secondo round di interviste». Già solo da queste poche righe capite che: 1. Christian è proprio della Busa visto che “Buonazzo” lo usiamo solo noi. 2. Franz è quello che porta la manodopera.

Ma proseguiamo: «Domenica è venuta in supporto la Guille e abbiamo passato il pomeriggio a intervistare tutti gli ospiti tranne l’ultimo che era in videochiamata e non potevamo spostare il ledwall dal palco». Piccola pausa per immaginare un ledwall che scende le scale per farsi intervistare da Radio Retebusa. Riprendiamo: «Alle 18.30 circa abbiamo finito e ora non ci resta che fare la parte di editing delle interviste che usciranno sulle nostre piattaforme e su Spotify».

E con questo anche io ho finito il mio compito di narratrice e vi saluto qui.

Alla prossima

Daph
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