Humus: come tutto è (s)partito N°19

27/10/2025 - come tutto è (s)partito
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Humus in concerto

Humus: come tutto è (s)partito

Ci siamo lasciati nell’ultimo episodio di Come tutto è (s)partito con Ilpalesecheamo e ci ritroviamo qui con un altro gruppo di musicisti di quelli che hanno fatto della musica una compagnia irrinunciabile anche nella vita adulta. Loro sono gli Humus: Fabrizio, Lorenzo, Marco e Stefano

A parlarmi di loro per la prima volta è stato, come sempre, Francesco che in questo viaggio alla scoperta dei musicisti locali è il mio Virgilio. E visto che il mio compito è raccontarvi queste storie direi che cominciamo!

Indice

Lorenzo Faes

Tra i membri originari degli Humus incontriamo Lorenzo Faes, 33 anni, originario di Trento. «La mia passione per la musica è nata un po’ per gioco, alle medie, cominciando a provare alcune note sulla chitarra di mio fratello».

Un gioco che si trasforma e diventa una passione coltivata nelle scuole musicali, nelle ore di prove in cameretta e nelle varie salette che punteggiano la vita dei musicisti. La strada dal cantare le canzoni strimpellando la chitarra all’esibirsi sui palcoscenici con microfono e amplificatore è una strada in discesa che ti porta inevitabilmente a suonare sotto i riflettori.

«La musica mi ha sempre dato forti emozioni, a differenza di tutti gli sport che ho provato. Per me la musica è sempre stato quello che mi fa staccare dalla vita di tutti i giorni, che mi fa sfogare le emozioni e raggiungere uno stato di pace. La musica mi fa raggiungere quel senso di benessere e soddisfazione fatto di emozioni positive»
Lorenzo Faes, voce e chitarra degli Humus
Lorenzo Faes
Voce e chitarra

Marco Palombi

A far compagnia a Lorenzo tra i membri fondatori c’è Marco Palombi, coetaneo e compaesano, nato e cresciuto a Trento. «A 8 anni mi hanno regalato il primo disco dei Guns and Roses, Appetite for destruction, e da quel momento è stato amore vero ed è nata la mia passione per la musica».

C’è chi la musica si limita ad ascoltarla e chi invece non può fare a meno di suonarla e Marco è di questi ultimi; infatti, anche lui prende in mano la sua chitarra e comincia il suo cammino per diventare musicista.

«La musica per me è una valvola di sfogo, ma soprattutto è come un amico immaginario: c’è anche quando non c’è»
Marco Palombi voce e chitarra degli Humus
Marco Palombi
Voce e chitarra

Fabrizio Lettieri

Abbiamo visto le chitarre e ora veniamo alla sezione ritmica: alla batteria Fabrizio Lettieri di Trento. A 33 anni lavora nelle risorse umane e, ovviamente suona. «Il mio incontro con la musica è avvenuto alle elementari – racconta – c’era un corso di avviamento alle percussioni, e ho chiesto alla mamma di iscrivermi. Ricordo che i primi esercizi erano esercizi per scoprire il ritmo con legnetti, cembali e anche la batteria. I bambini quando sono piccoli sono molto attratti dal rumore». Da quel primo approccio Fabrizio sviluppa una vera passione: «Il mio insegnante ha detto ai miei genitori che c’era talento e passione e che sarei potuto passare a una scuola musicale. Mi sono iscritto alla scuola Diapason e ho concluso il mio percorso di batterista a livello accademico al CDM. Poi c’era il desiderio di lavorare nella musica e ho fatto anche l’insegnante per qualche anno. La vita, però, ha preso altre strade, ma la musica è rimasta».

«Per quanto mi riguarda, quello musicale è un ambitene in cui mi ritrovo, una dimensione che mi piace esplorare e che apprezzo tanto. La musica è un canale comunicativo che mi piace, è un linguaggio che mi pare di capire meglio di altri. Ed è bello scoprire ciò che gli altri hanno da dire attraverso la musica»
Fabrizio Lettieri batterista degli Humus
Fabrizio Lettieri
Batteria

Stefano Negri

Assiema alla batteria, l’altro componente fondamentale della sezione ritmica è il basso. In questo caso Stefano Negri, classe ’90, anche lui di Trento. «La mia passione per la musica è nata alle medie: alcuni compagni di classe mi hanno fatto sentire delle canzoni e ho pensato che fosse una buona alternativa al calcio».

Da quel primo incontro con la musica, Stefano finirà tra le aule della scuola musicale Diapason approfondendo la sua passione e la sua formazione. Ad oggi, Stefano è uno di quelli che nel mondo dell’arte ci lavora curando la musica e gli aspetti tecnici dello spettacolo.

«La musica è una forma di libertà e la ritengo anche una cosa mia personale, una conquista, qualcosa che mi ha sempre accompagnato»
Stefano Negri bassista degli Humus
Stefano Negri
Basso

Humus: come tutto è (s)partito

E ora che vi ho presentato i nostri protagonisti, passiamo al gruppo: gli Humus nascono nel 2012 con una formazione diversa. All’epoca nel gruppo c’erano Marco e Lorenzo, membri originali, con una diversa sezione ritmica. Con questa prima formazione gli Humus pubblicano i primi pezzi, poi basso e batteria abbandonano la nave e Marco e Lorenzo si trovano davanti a un bivio: lasciar morire il gruppo o sostituire i componenti?

Come potete immaginare, la scelta è quella di cercare altri musicisti e a Lorenzo vengono in mente Stefano e Fabrizio: «Avevamo suonato insieme in un gruppo da ragazzi dopo esserci incontrati alla scuola musicale Diapason». Il passo è quindi breve e la sezione ritmica degli Humus risorge a vita nuova.

«Memori del percorso che abbiamo avuto prima con Lorenzo, io e Stefano abbiamo accettato di far parte del gruppo – ricorda Fabrizio – e ci siamo trovati a entrare in media res con un disco da dover concludere».

«Quando suoniamo facciamo anche le canzoni del primo EP e le sentiamo nostre allo stesso modo. I pezzi, prima di registrarli, bisogna imparare a suonarli. Si può registrare una cosa che non sai suonare perché riesci a riprodurla in uno studio se le abilità tecniche ci sono. Il punto è che, quando esegui la performance senza sentire i pezzi tuoi, il pubblico lo recepisce. Noi siamo riusciti ad adottare queste canzoni, siamo riusciti a suonarle in studio, non solo a registrarle»
Humus nella foto di copertina di una locandina
Humus

Oltre al primo EP, gli Humus hanno all’attivo due album in cui i generi di tutti si mescolano per trovare un risultato unico. «Il genere che solitamente citano nelle locandine è post grunge – spiegano i ragazzi – anche perché Marco è un gran appassionato di musica grunge: Nirvana, Pearl jam, Foo fighters e via dicendo. In occidente siamo abituati quasi per obbligo a dover dare una categoria, noi in realtà facciamo quello che ci viene. Certo, ci inseriamo in un contesto rock perché amplifichiamo le chitarre elettriche».

Marco ci mette un po’ di grunge, Fabrizio e Lorenzo aggiungono un pizzico di metal e Stefano condisce il tutto con l’ingrediente che più ci sta meglio: «Stefano non ha limiti di genere: vive in una dimensione senza tempo né spazio. È una specie di Wikipedia: se citi un gruppo con delle chitarre elettriche ti saprà dare almeno un’informazione. Per noi invece, da ragazzi, andava bene tutto ciò che finiva in un calderone di musica alternativa: punk, metal e tutto. Tra l’altro c’è stato un periodo in cui il Trentino è stato un grande motore del punk hardcore negli anni 2000».

Ascoltare gli album per intero

Insomma, avete letto che questi musicisti si nutrono di tutto un po’ ascoltando un album dopo l’altro e, crescendo, qualcuno si è allargato anche al pop: «Oggi in un disco di dieci pezzi, magari quelli che vengono spinti sono 3 singoli, anche se il disco ha altri pezzi profondi e ben arrangiati – spiega Fabrizio – ascoltare un album per intero vuol dire imparare ad approfondire i linguaggi degli altri. Da adolescente è facile dire che il pop fa schifo, ma man mano che vai avanti, impari ad andare oltre ai generi e i limiti, questo è crescere».

Oggi questo aspetto l’abbiamo un po’ perso a furia di playlist e brani da selezionare singolarmente. Io stessa ho riscoperto gli album intervistando i musicisti. Sembra una cosa scontata, ma queste persone ci mettono davvero tanto in quello che fanno. A forza di ascoltare le loro storie mi sono incuriosita e ho cominciato ad ascoltare album interi, complice anche il fatto che è così che Francesco ascolta la musica. Ho scoperto che un disco è come un libro e ti accompagna, una traccia alla volta, alla scoperta di una storia.

«Quando eravamo ragazzi noi c’erano dei limiti tecnologico che in qualche modo ci salvaguardavano e ci impedivano la bulimia musicale e artistica di oggi – continua Fabrizio – Ascoltare tutto il disco è importante. Ci sono alcuni artisti, per esempio Caparezza, che vanno ascoltati per intero. Se non ascolti un disco, ti perdi il dialogo, ti perdi il progetto, Caparezza fa dischi legati a un tema, a un’immagine».

Insomma, è fondamentale almeno una volta sentire tutto il disco di un artista. E, fidatevi, ne vale la pena. Anche con gli Humus, a quanto pare, la regola è questa: «Noi quando scriviamo cerchiamo una dimensione. Quando si fa un disco si cerca un concetto che leghi i diversi pezzi, facendo in modo che tra un pezzo e l’altro ci sia un prodotto organico in cui tutto vada al suo posto. È un retaggio di quelli che sono i nostri riferimenti musicali: una volta i dischi avevano una linea da seguire e noi cerchiamo questo».

«Quando pubblichiamo un album facciamo in modo che ci sia una canzone che condivide il titolo con il disco precedente»
Humus nella foto di copertina di una locandina
Humus

Ad oggi gli Humus sono un po’ fermi quindi voi avete il tempo di recuperare tutta la loro musica prima che escano nuove canzoni. «Recentemente non abbiamo prodotto nulla e stiamo suonando poco – confidano – È l’evoluzione naturale delle nostre vite private. Ora siamo in una fase di orientamento, dobbiamo capire, come gruppo e come artisti, che direzione prendere. Dobbiamo chiarire le nostre volontà e i nostri desideri».

E quando l’avranno fatto, se vorranno, torneremo su questo sito ad aggiornarvi sulla nuova musica.

Intanto vi lascio i link a Spotify e a YouTube, così potete ascoltare gli album per intero.

Ci sentiamo al prossimo episodio.

Daph

Carta d'identità: Humus

Nome: Humus

Musicisti: Lorenzo Faes (chitarra e voce), Marco Palombi (chitarra e voce), Fabrizio Lettieri (batteria), Stefano Negri (basso)

Genere: dicono post grunge

Attivo dal: 2012

Prima canzone: Confesso

La gente dovrebbe ascoltarti: Il desiderio c’è perché qualcuno si riconosca nel testo e nella musica qualcosa che gli appartiene. Speriamo che ci sia qualcuno, dall’altra parte del mondo o vicino a noi, che riconosca in quello che facciamo qualcosa che gli suona familiare. L’obbiettivo è fare un pezzo che non sia orecchiabile, ma che faccia dire a qualcuno: «Questa canzone parla di me». La vittoria per un musicista è quando una persona dice “Questa è la mia canzone”

 

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